lunedì 9 gennaio 2012

Anche ieri

Una delle sensazioni più piacevoli della vita è andare dal barbiere.
Sì dal barbiere. A me piace chiamarlo ancora come una volta, come si chiamava a Napoli quando ero giovane universitario.
Da un po’ di tempo anche gli uomini lo chiamano parrucchiere e qualcuno che vuole mettere la lingua ancora più nel pulito lo chiama “coiffeur pour homme “.
Ma per me resta sempre barbiere.
Fin da ragazzo ho trovato i momenti passati sulla poltrona del barbiere così rilassanti, che favoriscono la riflessione, la fantasia, ma anche lo scambiare parole banali in libertà.
Piacere sublime era per me parlare dei successi del Napoli mentre don Antonio (così si chiamava il mio barbiere di Santa Maria La Nova a Napoli) mi massaggiava i capelli col balsamo o mi passava la crema idratante sul viso.
Quando ero al liceo il giorno prima di una versione di latino o greco o prima del compito d’italiano, passavo il pomeriggio dal barbiere.
Ma la sensazione più distensiva e l’effetto più efficace la sentivo ai tempi dell’università quando, nei giorni in cui avevo un esame di pomeriggio, trascorrevo tutta la mattina da don Antonio a rilassarmi facendomi fare barba, capelli, lozione, massaggio al viso e al cuoio capelluto.
Sono sicuro che il 30 e lode in reattori nucleari lo devo principalmente al potere rilassante di don Antonio.
Oggi non si va più dal “parrucchiere” con la frequenza e con lo spirito con cui si andava dal barbiere.  Si va molto più di rado per rispondere nel più breve tempo possibile a una necessità, non con la voglia di trascorrere un’ora e più di piacere, di relax assoluto e di libertà per la mente.
Io continuo ad andarci con questo spirito.
Alla vigilia dei miei impegni più importanti, cascasse il mondo, anche se sembra non esserci tempo sufficiente per la preparazione del lavoro, almeno un’ora da dedicare al (ahimè) parrucchiere devo averla.  
Si parla, si fantastica, si sogna, s’immagina, si pensa…
Anche ieri.
Ne guadagna la salute dello spirito.
(Nizza, 25 agosto 2010)