Una voce che ride nella neve
Due
Arrivarono sotto i portici di Piazza Castello ed entrarono
nel caffè.
L’atmosfera dei caffè piemontesi in inverno è particolarissima. Non la ritroverete in nessun altro posto al mondo, ne sono certo.
Entrando, tra il calore e il profumo della boiserie dell’arredamento, misto a quello della cioccolata calda, un’intensa sensazione di benessere pervaderà progressivamente il vostro corpo, ancora intirizzito dal freddo.
L’atmosfera dei caffè piemontesi in inverno è particolarissima. Non la ritroverete in nessun altro posto al mondo, ne sono certo.
Entrando, tra il calore e il profumo della boiserie dell’arredamento, misto a quello della cioccolata calda, un’intensa sensazione di benessere pervaderà progressivamente il vostro corpo, ancora intirizzito dal freddo.
E quel vociare discreto, a voce bassissima, degli astanti
seduti ai tavoli, vi fa sentire l’anima avvolta in una morbida coperta.
Anche
quel giorno Giorgio provò la stessa sensazione, sotto braccio a Silvana.
Presero
posto a un tavolino vicino alla vetrina che dava sui portici.
“Che
prendi?”
“Una
cioccolata calda, e tu, Giorgio?”
“Anch’io,
ma con la panna. Visto che hai spezzato la felicità della mia passeggiata
solitaria nella neve, mi consolo almeno con la panna.
Come
stai Silvana? Allora, cosa ci fai qui a Torino? Ti mancava l’aria di casa?”
Un
sorriso finalmente distendeva i tratti del viso di Giorgio.
“Sono
qui dall’altro ieri. Mi tratterrò due settimane. Ho un impegno in tribunale.
Ricordi
la mia amica Luisa? Le avevo dato una mano per istruire una causa. Adesso si
avvicina la prima udienza e mi ha chiesto se avevo voglia di prepararla
insieme.
Contavo
di chiamarti, Giorgio, ma mi sei comparso davanti prima, travestito da pupazzo
di neve.
Quando
ho deciso di venire due settimane a Torino, la prima cosa a cui ho pensato è stata
che avevo desiderio di rivederti. E che ti avrei cercato.”
Era
strano lo sguardo di Silvana.
Lei
sorrideva, ma gli occhi tradivano una nota di fondo malinconica.
“Come
stai Silvana?”
“Sto
bene. Sto bene.”
Ci
furono alcuni minuti di sguardi e di silenzio, rotti dall’arrivo del cameriere
con le cioccolate fumanti.
Un’impercettibile
ombra di sollievo trasparì dagli occhi di Silvana:
“E’
la migliore cioccolata calda di Torino”.
Giorgio
cominciò a mangiare lentamente con voluttà la panna mescolata accuratamente
alla cioccolata calda nel cucchiaino. Stemperava così il sapore intenso del
cacao amaro e ne abbassava la temperatura nel portarla alle labbra. Sorbire la
cioccolata calda con la panna così, portarla alle labbra, era più sensuale di
un bacio.
“
Giorgio, lo hai capito. Non è vero che sto bene.”
“Problemi
con Edoardo?”
“No,
figurati. Per lui e con lui non ci sono mai problemi. Anzi, forse le sue
attenzioni per me, sempre intensissime, a volte mi fanno sentire oppressa.”
“Silvana,
tu ami Edoardo immensamente, da sempre.”
“Sì,
ma ciò non toglie che a volte…
…insomma,
a volte mi sento…non infelice, non sarebbe giusto. Sento che non so neanche io
cosa mi manchi. Ma sento che qualcosa mi manca.
Qualche
giorno fa, proprio alla vigilia della partenza per Torino, vedendolo tutto
premuroso aiutarmi a preparare le borse, mi venne in mente un amore, anzi, più
che altro un’avventura dei tempi dell’Università.”
“Ma
stavi già con Edoardo allora.”
“Sì,
non te l’ho mai raccontato, ma per alcuni mesi ci eravamo lasciati. Anzi, non
proprio. In effetti continuavamo a fare l’amore, ma non stavamo insieme.”
“Uauuu,
scoprire che tra te e Edoardo c’è stata una crisi, sia pure lontana, ha
dell’incredibile.”
“Ma
poi, come vedi sono rimasta sempre con lui. E tu, Giorgio, solo tu sai quanto
io debba a Edoardo. Sai che gli devo tutto. Oltre a lui, solo tu conosci questi
miei segreti.”
“Sì.
E’ Così”
“Insomma,
era un ragazzo di Ancona. Lo avevo conosciuto a un Festival dell’Unità a
Bologna.”