“Monsieur Toscano?”
Un uomo alto, dai lineamenti maghrebini, ma dalla pelle
chiara, molto bello, occhi verdi, seduto al tavolo a fianco, si stava
rivolgendo a me.
Non lo conoscevo. Per quanto mi sforzassi di ricordare, il
suo aspetto non mi diceva niente.
Conosceva il mio cognome.
“Bonsoir
monsieur…oui, c’est moi…mais je n’ai pas
le plaisir de vous connaître…”
“ Sì…mi scusi, buona sera signor Toscano, mi presento,
sono il capitano Ahmed Chébel della marina militare di Sua Maestà il Re del
Marocco. Ai tempi dell’accademia ho studiato due anni a Livorno e parlo
l’italiano, spero passabilmente.
Lei ed io abbiamo una conoscenza in comune, il capitano
Claudia Somma, dei carabinieri”.
Claudia, l’ho vista nascere, la figlia di Federico, uno dei
miei più cari amici.
Il liceo, gli studi
di Giurisprudenza, il concorso allievi ufficiali nell’Arma.
Pensa…ora è capitano.
“Ma Claudia…pardon…il Capitano Somma non è distaccata presso
la Procura Distrettuale Antimafia di Brescia?”
“Sì, signor Toscano, e proprio lì che l’ho conosciuta. Le
debbo qualche spiegazione.
Due anni fa circa avevo il comando di un’unità di
pattugliamento ai confini delle acque territoriali marocchine, nell’ambito di
accordi internazionali con il governo francese per prevenire e reprimere le
attività di contrabbando e traffici illeciti nel Mediterraneo. Comandavo una
fregata.
Durante un’operazione di perlustrazione ai confini con le
acque internazionali ci siamo imbattuti in un mercantile sospetto. Era a noi
sconosciuto e batteva bandiera liberiana.
Gli intimammo di fermarsi per procedere a un controllo, ma
il suo comandante cercò di sottrarsi con una manovra.
Lo inseguimmo per qualche miglio, lanciammo un razzo
d’avvertimento facendogli capire che aveva un minuto per fermarsi e permettere
l’abbordaggio, altrimenti avremmo sparato.
Il mercantile si fermò, ci lasciò accostare e lo abbordammo.
Il comandante era di un paese il vicino a Napoli, Torre
Annunziata, così era scritto sui documenti. L’equipaggio era composto da
sottufficiali napoletani e marinai indiani e sudamericani.
Lo ispezionammo e trovammo la stiva piena di bidoni che a
vista sembravano contenere rifiuti tossici.
Dirottammo il mercantile verso il porto di Tangeri.
Il comandante e l’equipaggio furono fermati e io stesi un
rapporto al mio comando.
Il rapporto andò alla Procura di Tangeri e da qui fu inviato
in copia anche alle autorità italiane e francesi.
Qualche mese dopo fui chiamato al comando e fui distaccato
presso la Procura per partecipare alle indagini su quello che si era rivelato
un importante traffico di rifiuti tra l’Italia e l’Africa.
Fu nell’ambito di queste indagini che, inviato in Italia,
conobbi a Brescia, il capitano Somma."
(continua)