martedì 24 gennaio 2012

Una voce che ride nella neve

Antefatti. Giorgio.

Giorgio non soffriva il mare, o perlomeno, non aveva mai provato il mal di mare le poche volte che era stato su una nave o su una barca a motore.
Quel giorno, tra l’Elba e Piombino, il mare era agitato.
Era stata una bella gita.                
Giorgio era in prima liceo classico, all’Alfieri di Torino.
Il viaggio “napoleonico” all’Elba era stato un ottimo pretesto per due giorni di libertà e di casino. Tanto anche i professori, compresi quelli di Storia e Filosofia, si facevano i cazzi loro. Il professore di matematica della sezione A e la professoressa della sezione C stavano insieme e avevano trasformato il viaggio di studio sull’esilio di Bonaparte, in un piacevole soggiorno d’amore.
Un solo incidente aveva turbato le due giornate, un ubriaco, provocato da un compagno di prima D di Giorgio, gli aveva tirato una bottiglia, che lo aveva mancato di poco.
La rissa era stata sfiorata per un pelo.
A quel tempo Giorgio non aveva ancora una ragazza, ne conosceva molte e molte ne erano attratte, ma ancora niente di serio era accaduto.
Che mare!
Avevano mangiato pollo arrosto con patatine al forno. Il pollo faceva su e giù nel suo stomaco esattamente come il traghetto tra le onde alte del mare in tempesta.
Il tempo non passava mai, come la sua nausea insopportabile.
Era affacciato al parapetto sperando di vomitare. Praticamente quasi capovolto.
E finalmente il vomito. Mai tanto desiderato.
Sollevatosi, si pulì con il fazzoletto e si guardò intorno.
E fu allora che vide a due metri da lui, anche lei china sul parapetto, una ragazza dai capelli castano chiari, mossi, che sembrava vittima delle stesse sofferenze.
Si girò. Aveva gli occhi blu.
“Ciao” gli disse, “vogliamo morire insieme? Ti va?”, sorridendogli.
“ Scherza tu.” Rispose Giorgio ricambiando il sorriso, ora che liberatosi, sentiva un sollievo nel corpo e nell’anima.
“Io mi chiamo Silvana, sono in quinta A.”
“Io sono Giorgio, prima C. Ma com’è che non ti ho mai incontrata finora?”
“Qui in gita?”
“Ma no, svegliona, a scuola.”
“Non so, avremo orari molto diversi.”
“Certo, non è la circostanza ideale per fare conoscenza.”
“Possiamo sempre consolarci a vicenda e sopportare insieme le nostre sofferenze.”
E stavolta, quegli occhi blu e quel sorriso incantarono Giorgio. Silvana gli apparve come la ragazza più bella che avesse mai incontrato.
O forse era il sollievo dal mal di mare che gliela faceva apparire così.
Intanto la nave era entrata nel porto di Piombino. Cominciava le manovre di attracco.
“Ragazzi, ragazze, sezione A qui con noi.”
Era la professoressa di matematica che chiamava a raccolta i ragazzi del ginnasio.
“Devo andare” disse Silvana.
“Mi…mi …ti va di darmi il tuo numero di telefono?”
Giorgio si scoprì inaspettatamente timido.
“Certo che mi va. Ora te lo scrivo su un foglietto. Io abito a Nichelino.”
“Io nella zona di Via Nizza. Ti chiamo allora?”
“Quando vuoi, Giorgio.”
L’immagine di Silvana sorridente, pallida come un cencio e con i suoi enormi occhi blu, gli avrebbe fatto compagnia nei giorni e nelle notti a venire.
Fino a quando trovò il coraggio di chiamarla un pomeriggio.