giovedì 2 febbraio 2012

Una voce che ride nella neve


Una voce che ride nella neve.

(Sono passati un po’ di anni dalla telefonata tra studenti di liceo. Giorgio e Silvana si sono laureati e si sono sposati: Giorgio con Mara, sua compagna di liceo, Silvana con Edoardo, conosciuto più tardi. Giorgio ha intrapreso la carriera di giornalista e lavora alla “Stampa” di Torino, Silvana si è specializzata in diritto commerciale in Francia e lavora in uno studio molto affermato a Montpellier.)

Uno.

Era finita prima.
Era finita prima del previsto la riunione in redazione.
Aveva nevicato mentre erano chiusi nella sala. Dalle finestre, Giorgio, per lenire il tedio che lo prendeva sempre durante le riunioni, contemplava incantato i fiocchi di neve che venivano giù.
Tanti.
Grandi.
Non era in macchina. Sarebbe tornato a casa a piedi. Non era preoccupato.
Anzi, la nevicata, ormai intensa, lo eccitava.
Non vedeva l’ora di finire, essere libero e passeggiare per Torino.
Era finita prima del previsto. Prima di mezzogiorno.
Così lasciò i colleghi organizzarsi per la colazione e uscì.
A piedi.
Come desiderava.
La redazione non era lontana dai giardini di Piazza Castello.
Li raggiunse in pochi passi sotto la nevicata.
Camminava a passi lenti, per cullare i pensieri, solo, silenzioso.
E silenziosa era la città, come sa esserlo solo sotto la nevicata.
La sua giacca a vento blu era ormai tutta bianca.
Così il basco che portava e le sue sopracciglia.
Respirava con il naso l’aria profumata.
Percorrendo felice i viali del parco.

“Ehi!
Ehiiiii!
Ma cosa fai? Il pupazzo di neve?”

Senti la voce gridare alle sue spalle.
Una voce ridente. Cupa e cristallina nello stesso tempo. Sembrava…
Ma no.
Eppure…
…una voce che ride nella neve.
La sua voce.
La sua?

“Scemooooo!
Giorgio!”

“Silvana!”

E rideva. Rideva Silvana.
Era dall’altro lato del viale, sotto una pensilina. Sembrava aspettare l’autobus.
E rideva.

“Ma ti sei visto come sei ridotto?
Sembri davvero un pupazzo di neve.
Sei fradicio, guardati un po’. Hai perfino il naso ghiacciato.”

Non vedeva Silvana da due anni. Da quella volta che era tornata a Torino per qualche giorno da Montpellier.
Lo aveva chiamato.
Si erano visti il pomeriggio per un te. Un incontro molto formale. Tra vecchi amici. Parlarono delle loro vite, di Edoardo e Mara, dei loro figli che crescevano. Del lavoro. Dello studio di Silvana, che funzionava bene ormai. Degli articoli di Giorgio, che lei leggeva sempre. Non se ne perdeva uno.

Lo abbracciò.

 “Scemo. Vieni con me. Andiamo in un caffè. Hai bisogno di una cosa calda. Una cioccolata, dai!”

 “Ma stavo così bene a passeggiare…”
“ Ma allora sei scemo sul serio.”

Si avviarono sotto braccio passeggiando. Silvana si teneva stretta a lui.