martedì 28 febbraio 2012

Dolcissima Maria.


Uno.

Da: Andrea.Dante@newspaper.it
A: Angela.Bessoni@arche.it
Giovedì 3 ottobre 11.30
Oggetto: sei tu?

Cara Angela, durante una mia ricerca su internet mi sono imbattuto in un articolo di una rivista specializzata sull’ultimo saggio storico di Angela Bessoni. Sei proprio tu l’Angela del liceo, la mia compagna di allora?
Ovviamente, se ho sbagliato persona, la prego di comprendermi e di scusarmi.
Andrea D.

Da: Angela.Bessoni@arche.it
A: Andrea.Dante@newspaper.it
Giovedì 3 ottobre 12.20
Oggetto: R: sei tu?

Sì, Andrea, certo che sono io. La tua Angela. E ho letto di te e molti tuoi articoli. Non ho mai avuto il coraggio o semplicemente la forza di contattarti in tutti questi anni. Trenta dall’ultima volta che ci siamo salutati.
Ricordi? Fu quasi per caso. Tu eri affacciato al finestrino di un vagone letto diretto a Torino. Io avevo appena salutato un’amica che partiva dal binario a fianco al tuo. Non ricordo se ho visto prima io te o tu me.
Non fu un saluto triste. Non immaginavamo che non ci saremmo più visti per trent’anni.
Tu avevi il viso impassibile di sempre, con quella smorfia e quelle prime rughe che ti davano come un aria incazzata. Io ero contenta quella sera.
Non ricordo il perché. Mi sentivo leggera.
Ma ora devo andare. Ho appuntamento con mio figlio fuori al liceo e sono già in ritardo. A proposito, ho tre figli, due maschi e una femmina, Paolo, di 21 anni, Gabriele, di 19 e la piccola Anna, di 16 anni.
Ti prego, ora che mi hai trovata, continua a scrivermi. Continuiamo a scriverci. Ho tante cose da raccontarti e di te voglio sapere tutto.
Ma tocca a me riempire questo buco di una trentina d’anni.
Ti bacio.
A presto.
Angela.

Da: Andrea. D
A: Angela
Giovedì 3 ottobre 22.30
Oggetto: Andrea

Allora sei tu.
Ricordo nitidamente quella sera.
Era un sabato. Già da un po’ non ci vedevamo e mi sei comparsa sul marciapiede all’improvviso. Ho visto di spalle i tuoi capelli biondi ricci di quando non li metti in piega perché non ne hai voglia o tempo.
Mentre guardavo nella cabina un attimo, distratto dal conduttore, ti sei voltata e mi hai chiamato con la tua voce un po’ rauca, un po’ mascolina.
- Andrea.
- Angela, che ci fai qui.
- Tu dove vai?
- A Torino, ho ottenuto un praticantato alla “Stampa”, pensa.
- Così vai a fare quello a cui aspiravi dall’inizio del ginnasio.
- Sì.
- Sei sempre stato determinato. Non ti ha mai fermato nessuno.

Sei rimasta sotto il mio finestrino finché è partito il treno. Ti ho baciato al volo le dita poi ti sei fatta sempre più piccola.
Non ti ho vista voltare le spalle.
Sei scomparsa in lontananza senza andartene.

Ma ora dove vivi, hai tre figli grandi, una sempre impegnata e in movimento come te.
Sei sposata, hai un compagno?
Io, come sai non ho mai lasciato “La Stampa” e qui a Torino mi trovo bene. Ho sposato Mara, ma anche questo lo sai, e abbiamo una figlia, Bianca, come il personaggio del film di Nanni Moretti, che ha 21 anni.
Non vuole fare la giornalista, e nemmeno l’avvocato come Mara.
Studia filosofia, poi si vedrà.
Buona notte Angela, spero che mi rispondi
presto.