domenica 19 febbraio 2012

Una voce che ride nella neve

Montpellier

Tre

Viaggiavano tranquilli verso  Le Grau du Roi.
La dipartimentale 66 è praticamente deserta d’inverno,
Silvana aveva acceso una sigaretta.
Teneva il gomito del braccio destro poggiato sul finestrino aperto.
Tra le dita, la sigaretta.
Il vento freddo di tramontana entrava portando un odore misto di fumo e di aria di Provenza. Quell’aria particolare, elettrica, che profuma di ozono e di montagna, a pochi passi dal mare.
Giorgio sollevò lentamente la mano dal cambio.
La poggiò su quella di Silvana, rilassata sulla coscia sinistra.
La guardò un attimo con la coda dell’occhio, attento a guidare.
Era bella Silvana. Il viso stanco, velato di impercettibile malinconia, e la sigaretta, le donavano un fascino infinito, a cui Giorgio non sapeva  resistere.
Lei percepì il contatto delle sue dita.
Le dita di Giorgio la facevano impazzire.
Una sua carezza, una sola, con quelle dita morbide, lunghe, affusolate, faceva cadere ogni sua difesa.
Era stato così fin dalla prima volta.
Fremette al contatto del palmo della mano di lui sul dorso della sua. E della punta del medio e dell’anulare sulla pelle della sua gamba attraverso la calza sottile.
E reagì.

“Non ti avrei mai creduto capace di una pazzia del genere.
Venire da Torino per stare con me.
Non è da te.
Ma sai che queste sono le cose che mi fanno impazzire.
La mia vanità va alle stelle.
O, forse, più semplicemente, hai degli impegni qui e allora hai approfittato?”
Disse col delizioso sarcasmo a cui Giorgio era abituato, e che lo faceva morire per lei.

“No, sono venuto per vederti. E’ tanto che non ci vediamo.
Mi manchi, Silvana.
Non sai quanto mi manchi.
E mi piaci quando diventi cattiva, come adesso.
Lo so che è una tua forma di difesa. Vorresti abbandonarti all’emozione e alla gioia, ma non daresti mai a nessuno questa soddisfazione, e allora diventi cinica e cattiva.
Invece so che le tue sono espressioni d’amore. Se non fossi fatta così non mi piaceresti.”

Rideva Giorgio, ma era molto serio.
Silvana ricambiò con uno sguardo ancora più cattivo ed un sorriso:

“Con te non c’è niente da fare, ogni tentativo di provocarti è destinato a fallire.
Non c’è soddisfazione.”

E risero insieme, come due scemi.