E’ passato ancora del
tempo. Silvana è sposata con Edoardo, ha
due figlie e vive e lavora a Montpellier.
Ha un importante studio di avvocato. Edoardo è funzionario della
Prefettura di Montpellier. Giorgio è affermato giornalista a “La Stampa” di
Torino. Si sono ritrovati ancora.
Uno.
Mezzogiorno meno un quarto.
Suonò il telefono.
Il cellulare.
Vibrò e suonò.
Silvana era nel suo ufficio, cosa strana.
Di solito a quell’ora era in tribunale, in udienza o per
vedere un magistrato, o nel peggiore dei casi, per ritirare o depositare atti.
Aprì il cassetto.
Prese il telefonino.
Pigiò il pulsantino verde.
“Ciao…”.
“Giorgio…a quest’ora? Di solito mi chiami più tardi…”
“Sono qui, Silvana.”
“Qui dove?”
“Qui. Sotto il tuo ufficio.”
“Qui?
Cosa ci fai? Quando sei arrivato?”
“Sono arrivato ieri sera. Sono venuto a prenderti.“
Le sembrava vederlo sorridere.
La sua voce aveva il potere di rasserenare Silvana in
qualunque condizione di spirito si trovasse.
Se era nervosa, arrabbiata per cose di lavoro, abbattuta per
questioni familiari o scossa perché aveva avuto una lite con Edoardo, rara per
la verità, sentire la voce di Giorgio le cambiava subito l’umore.
La faceva stare bene.
Silvana trasalì.
Sentì come una voragine aprirsi nel centro del petto.
Un’angoscia profonda.
Violenta.
Improvvisa.
Ma, incredibilmente, la sensazione, pur così violenta, così
angosciosa, era bella. Bellissima.
E nuova.
Un senso fisico di beatitudine, di felicità lieve, se così
poteva definirla - lei che era stata sempre scettica sul concetto di felicità –
e di eccitazione, prima impercettibile, saliva e cresceva ora piano e insieme
velocemente dal profondo del suo ventre al petto, aveva la meglio sull’angoscia,
e poi, finalmente, raggiungeva la testa, la mente.
Lo sentiva in tutto il suo corpo. In tutta sé stessa.
Sì, Silvana realizzava solo adesso veramente che Giorgio era
lì.
Per lei.
Per vederla, abbracciarla, stringerla.
E poi?
“Portarmi via?
No.
Non è da Giorgio fare
pazzie.”
Le mancava il respiro.
Non fece in tempo a seguire il corso di questi pensieri. Il
corpo agiva per fatti suoi.
Si trovò istantaneamente, quasi senza accorgersene, con il
cappotto addosso a correre per le scale, continuando a parlare.
“Ma dove sei?”
“Sono a cinquanta metri a destra del portone, in una Peugeot
407 grigia”.
Silvana era già fuori dall’edificio.
“Ti vedo!”
Il cuore stava per esplodere nel suo petto durante i pochi
secondi che impiegò per raggiungere la macchina di Giorgio.
Lui era fuori, appoggiato alla portiera.
La guardava.