giovedì 8 marzo 2012

Dolcissima Maria


Cinque

Da: Andrea D.
A: Angela
Domenica 13 ottobre 18.32
Oggetto: Roma.

Cara Angela, tutto bene il ritorno a Bologna?
Ieri spero tu sia riuscita a fare le ultime compere che avevi in programma a Roma.
Sai, non riesco a togliermi dalla mente il momento in cui mi sei apparsa nel sole del tramonto.
Venivi verso di me da Via del Plebiscito.
Ti ho riconosciuta subito.
E’ vero che mi avevi inviato foto tue recenti, ma è stato molto emozionante vedere avvicinarsi il tuo volto un po’ spigoloso di sempre, solo impercettibilmente invecchiato, e i tuoi capelli lunghi, mossi dal vento, castano chiari, come i tuoi occhi.
Stavi bene con la gonna nera a fiori un po’ svasata, la camicetta, nera anch’essa, sbottonata sul tuo seno, non generoso, ma sempre grazioso, e la giacca tenuta sulla spalla con la mano.
Ti ho baciato le dita, come l’ultima volta che ci vedemmo, alla stazione di Napoli.
Come ci siamo stretti forte nell’abbracciarci, e per quanto tempo. Un tempo interminabile. Ci siamo commossi, come due ragazzini.
E che bello è stato passeggiare con te, mano nella mano, lungo Via del Corso, nel crepuscolo romano, nell’aria fresca e tersa di ottobre.
Passeggiando e parlando abbiamo recuperato a noi trent’anni delle nostre vite.
La maturità ti ha reso più bella.
Molto più interessante e affascinante che da giovane.
Senza che ne facessi cenno apertamente, ho sentito ancora chiaramente il tuo amore per me, muto, nascosto, troppo generoso, che rasentava la devozione.
Si vedeva nei tuoi occhi. Si sentiva in ogni tua parola. Si notava in ogni tuo gesto.
Ma sono passati più di trent’anni.
Il mio affetto per te è intatto. Forse più forte ancora.
Ma ora tu hai la tua vita, Saverio, i tuoi figli. Non puoi permetterti più cotte da adolescente.
Angela, abbiamo più di cinquant’anni.
Li abbiamo vissuti intensamente. Ed è bellissimo essersi trovati e rivisti.
Ma le nostre vite hanno seguito ciascuna il suo binario.
Frequentiamoci per quello che siamo, vecchissimi amici fraterni, con le nostre famiglie. Perché abbiamo i nostri compagni e i figli.
A Mara farebbe tanto piacere rivederti e conoscere Saverio e i tuoi ragazzi.

Siamo stati lì lì per baciarci, al tavolo di Giolitti, ma è stato meglio che ci siamo fermati.
Quel bacio non ci avrebbe portato da nessuna parte.

Sai, ieri mattina, ritornando a casa, ho rivisto la Croma parcheggiata sotto il portone.
E questa volta, ti confesso, ho cominciato ad avere paura.
Ho telefonato subito al commissariato, ma il commissario non c’era. Mi hanno detto di richiamare domani.
Intanto la macchina è ancora qui sotto.

Grazie per il meraviglioso venerdì pomeriggio che mi hai regalato.
Ti bacio.
A Presto.
Il tuo

Andrea.

Da: Angela
A: Andrea D
Domenica 13 Ottobre 23.49
Oggetto: R: Roma

Caro Andrea, non riesco a dormire. La giornata di venerdì, le emozioni fortissime, starti vicinissima, parlarci a quel tavolo quasi guancia a guancia.
E poi la tua mail di oggi.
Come si fa a dormire?
Quando ti ho visto lì all’angolo di Via Del Corso, ho sentito un violento colpo al petto, un tuffo al cuore, come si sarebbe detto una volta.
Eri identico a come ti ricordavo. Un po’ ingrassato, ma l’aspetto severo, quasi infastidito, con quella smorfia del viso che con le prime rughe si è accentuata, è sempre lo stesso. Inconfondibile.
Mi hai baciato le dita.
Con quel bacio hai bruciato in un solo colpo il tempo passato dalla sera alla stazione di Napoli. L’ultima volta che ci vedemmo.
Il tuo abbraccio così forte, così lungo, mi ha turbata. E forse anche per questo, ancora a due giorni di distanza non riesco a dormire.
Quante cose ci siamo detti. Quanti segreti ci siamo confessati durante la passeggiata mano nella mano, come due studenti.
Abbiamo rivelato l’un l’altra i nostri pensieri più intimi. Le cose più riservate delle nostre vite.
Vedi che la nostra confidenza è rimasta intatta?
E’ fortunata Mara ad avere un uomo come te.
E’ vero, da Giolitti stavamo per baciarci.
Ero molto turbata. Fisicamente.
Ero talmente fuori con la testa che ho sperato veramente di averti. Almeno una volta nella vita. Anche solo per un ora.
Averti.
Essere tua.
Ma devo darti ragione.
Non si va da nessuna parte.
Sarebbe rimasto solo imbarazzo, rimorso e dolore.
Un dolore insopportabile.
E allora è stato meglio così.
Ma non possiamo essere amici di famiglia.
Concedimelo.
Non potrò mai accettarlo.
Ne va della mia dignità di donna.
Non fraintendermi però, non mi sento offesa.
Non mi hai offesa.
E intendo rimanere tua amica e amica di Mara.
Trentacinque anni di amicizia non si cancellano.
Tra qualche giorno vado a Bruxelles, ma non ho intenzione di accettare l’incarico.
Tu stai attento, mi raccomando.
Tira una pessima aria per i giornalisti con i nuovi decreti.
A prestissimo.
Ti bacio (purtroppo solo virtualmente).
La tua Angela.