Un pomeriggio di agosto ero a Milano per lo stato d’avanzamento di un
progetto.
Dopo la riunione di rito, con un’altissima concentrazione
d’ingegneri, abbiamo fatto un sopralluogo in giro per il cantiere.
Eravamo al quarto piano, io ed alcuni colleghi esaminavamo
delle pompe di calore e discutevamo di dettagli tecnici.
In un angolo lavorava su alcune apparecchiature elettroniche
un giovane tecnico, un ragazzo.
Teneva la radio accesa a fargli compagnia.
Mentre discutevamo, a un certo istante, è partita una
canzone, “Mentre dormi” di Max Gazzè.
Saranno stati non più di venti secondi, mi sono allontanato
dal gruppo e avvicinato al ragazzo con la scusa di esaminare il suo lavoro,
rapito in realtà dalla bella musica, dai versi stupendi e dall’atmosfera di
totale dedizione alla donna amata, che esprimono.
Lentamente, ho voltato la testa e lo sguardo verso la
vetrata,
“…mentre dormi ti
proteggo
e ti sfioro con le
dita…”
In quel momento mi sono accorto che si vedeva
tutta Milano.
Una nuvola, una sola, in quei venti secondi, ha coperto il
sole provocando quell’effetto di fortissimo contrasto tra le parti di panorama
illuminate dal sole e quelle in ombra, ed esaltando i colori dei tetti, degli
alberi, delle strade.
Poi mi sono voltato di nuovo.
Mi sono avvicinato al gruppo.
E ho cominciato a ispezionare un recuperatore di calore.
(Milano, 19 agosto 2010).