mercoledì 30 maggio 2012

Appunti di giorni passati. Un romanzo d'appendice.


Sette.

Feci una doccia e andai a letto. Per rilassarmi e concentrare la mente su pensieri positivi presi il De Bello Gallico e mi misi a leggere i passi che descrivono la battaglia di Alesia.
Nei momenti difficili leggevo spesso Cesare. Aveva e ha il potere di caricarmi, anche di odio, se necessario, e ridarmi serenità, fermezza e fiducia in me stesso.
E freddezza.
Nel dormiveglia pensando alla giornata, alla molletta, al barone e agli anni della mia adolescenza, mi tornò in mente un pomeriggio d’inverno, all’uscita dal liceo. Degli universitari più grandi di noi, io ero in prima, avevo 16 anni, erano venuti a sfottere le ragazze. Non so, forse fu un’occhiata sbagliata, o forse avrò cercato di difendere una mia compagna, non ricordo, finì che uno di quelli mi aggredì, avevo imparato a difendermi e reagii, comparve Aitano cap’é ‘mbomba, davanti alla scuola, mi riconobbe, si buttò nella mischia, spaccò il naso al mio aggressore e fece saltare due denti al suo compare. Li cacciammo, pesti e sanguinanti.
Da quando ero al liceo non mi capitava più di incontrare Aitano, che vendeva sigarette di contrabbando al Sedile di Porto, detto Cap’é ‘mbomba per il suo capoccione e perché metteva KO gli avversari con la cosiddetta “capat’é primma”, una testata improvvisa, secca, velocissima, a sorpresa, che aveva un impatto devastante sul volto del malcapitato, che ne usciva quasi sempre sanguinante e con il setto nasale spaccato.