Sette.
Feci
una doccia e andai a letto. Per rilassarmi e concentrare la mente su pensieri
positivi presi il De Bello Gallico e mi misi a leggere i passi che descrivono
la battaglia di Alesia.
Nei
momenti difficili leggevo spesso Cesare. Aveva e ha il potere di caricarmi,
anche di odio, se necessario, e ridarmi serenità, fermezza e fiducia in me
stesso.
E
freddezza.
Nel
dormiveglia pensando alla giornata, alla molletta, al barone e agli anni della
mia adolescenza, mi tornò in mente un pomeriggio d’inverno, all’uscita dal
liceo. Degli universitari più grandi di noi, io ero in prima, avevo 16 anni,
erano venuti a sfottere le ragazze. Non so, forse fu un’occhiata sbagliata, o
forse avrò cercato di difendere una mia compagna, non ricordo, finì che uno di
quelli mi aggredì, avevo imparato a difendermi e reagii, comparve Aitano cap’é
‘mbomba, davanti alla scuola, mi riconobbe, si buttò nella mischia, spaccò il
naso al mio aggressore e fece saltare due denti al suo compare. Li cacciammo,
pesti e sanguinanti.
Da
quando ero al liceo non mi capitava più di incontrare Aitano, che vendeva
sigarette di contrabbando al Sedile di Porto, detto Cap’é ‘mbomba per il suo
capoccione e perché metteva KO gli avversari con la cosiddetta “capat’é
primma”, una testata improvvisa, secca, velocissima, a sorpresa, che aveva un
impatto devastante sul volto del malcapitato, che ne usciva quasi sempre
sanguinante e con il setto nasale spaccato.